La rinascita dell’olivicoltura salentina: tra innovazione e resistenza
Sembrava impossibile, eppure oggi in alcune zone del Salento la Xylella è solo un ricordo. Dopo anni di crisi e devastazione, gli agricoltori locali sono riusciti a trasformare la tragedia in un’opportunità di crescita, riportando l’olivicoltura ai suoi antichi splendori grazie a varietà resistenti e nuove tecniche di coltivazione.
Un nuovo inizio per gli ulivi salentini
A Veglie e Scorrano, così come in altre zone della Puglia, si assiste a una ripresa che ha dell’incredibile. Dopo anni di sofferenza, gli agricoltori hanno iniziato a piantare nuove varietà resistenti alla Xylella, come la cultivar Favolosa, e a implementare sistemi di coltivazione innovativi.
L’adozione di tecnologie avanzate ha permesso non solo di ripristinare gli oliveti, ma di renderli più efficienti e produttivi. La densità delle piante per ettaro è passata dalle tradizionali 70-90 a ben 900, con impianti superintensivi che permettono una meccanizzazione più spinta e una gestione più efficiente delle risorse. L’irrigazione a goccia e l’automazione hanno reso possibile una maggiore sostenibilità nella gestione dell’acqua, un bene sempre più prezioso per l’agricoltura.
Dalla crisi alla crescita
Gli agricoltori salentini non si sono fermati davanti alle difficoltà. Hanno investito su ricerca e innovazione, sfruttando le opportunità offerte dai finanziamenti ma soprattutto puntando sulle proprie capacità ed esperienza. Il risultato? Campi che già al secondo o terzo anno producono tra i 30 e i 100 quintali di olive per ettaro, con una prospettiva di crescita sempre più promettente.
Un messaggio di speranza
Questa rinascita non è solo economica, ma anche simbolica. La voglia di restituire al territorio la sua vocazione agricola ha spinto molti giovani a tornare alla terra, affiancando le conoscenze tradizionali a metodi innovativi. La sfida è ancora aperta, ma il Salento ha dimostrato che con determinazione, ricerca e innovazione è possibile trasformare anche le crisi più profonde in un’opportunità di rinascita.
L’olivicoltura salentina non solo sta tornando, ma è più forte che mai. E il futuro, questa volta, sembra davvero verde.
[fonte: https://norbaonline.it/2025/02/22/veglie-e-scorrano-dove-la-xylella-e-solo-un-ricordo/]
Sembrava un sogno, ma oggi ci sono aree in cui la Xylella è ormai solo un ricordo.
Buona parte degli agricoltori salentini ha ripreso a coltivare, produrre e raccogliere olive ettaro dopo ettaro. Siamo andati a trovarne alcuni tra Veglie e Scorrano, dove l’olivicoltura è ripresa.
Questi ulivi hanno quattro anni. Cosa avete fatto?
“Abbiamo colto un’opportunità in questa disgrazia per stare al passo con i tempi ed essere più competitivi a livello internazionale. Le nuove varietà resistenti alla Xylella stanno funzionando molto bene. L’anno scorso abbiamo avuto i primi risultati: abbiamo piantato circa 880.000 piante di Favolosa su una superficie di circa 100 ettari, a scaglioni. Il primo campo nel 2019, poi nel 2020 e 2021 abbiamo fatto altri 45-50 ettari e stiamo continuando.
Abbiamo una media di 50 ettari in produzione, con circa 60 quintali a ettaro. Questo campo ha dato 100 quintali a ettaro, mentre altri campi più piccoli ne hanno dati 30-40 già al secondo o terzo anno. È un bel segnale.
L’esperienza dei più anziani viene tramandata ai giovani, ma ora non basta più. Usiamo irrigazione a goccia, automazione e un’attenzione particolare all’uso dell’acqua in agricoltura. Nulla è facile, è sempre una sfida, ma è anche molto stimolante. Il vecchio doveva essere rimosso e la voglia di rivedere questo territorio verde e produttivo era tanta.
La densità di piante per ettaro è completamente cambiata: siamo passati da 70-90 piante degli impianti tradizionali a 900 piante per ettaro. Si tratta di un impianto superintensivo che prevede una gestione della chioma più ridotta e una meccanizzazione completa. Questo è il motivo principale per cui si è scelto questo modello: per rendere la gestione più efficiente.
Abbiamo ricevuto aiuti dai finanziamenti disponibili, ma ora stiamo proseguendo con le nostre forze. La nostra esperienza è importante, ma queste nuove varietà e tecniche di coltivazione richiedono molta tecnica e osservazione. Tutto ciò dipende dalle nostre capacità.”